C’erano una volta un uomo e una donna. Si amavano pazzamente. Volevano passare tutta la vita insieme. E ci si misero di buzzo buono. Prima il pigiama e lo spazzolino, la trousse d’emergenza, le chiavi in doppia copia, stasera si dorme da te o da me? E poi i vestiti, le scarpe, i libri, il doppio bagno, le bollette a metà, il mutuo condiviso, la spesa nel weekend, tu lavi-io asciugo, ti amo, mi ami? Finché capirono che non si bastavano. Il cuore era ingordo di nuove emozioni, nuove condivisioni, metrature maggiori in cui riversare tutta quell’abbondanza di amore e passione che strabordava come uno slime. Ci voleva un progetto di vita. Più di una casa, più di un televisore Hd a schermo piatto, più di una crociera nel Mediterraneo. Ci voleva un bambino.

Così cominciarono a fare l’amore. Non che prima non lo facessero, ma era cambiata la prospettiva. Non più sesso a perdere, ricreativo, ma sesso “consapevole”, procreativo. Mangiavano presto, spegnevano la tele e s’intrecciavano nel lettone quasi ogni giorno, festivi inclusi. Ma questo bimbo non arrivava. È colpa mia? È colpa tua? Ho mal di testa, rimandiamo a domani? Finché un dottore sentenziò che lui aveva problemi di sterilità. Inutile farlo tutte le sere, l’amore non basta a fabbricare bambini, ci vuole pure la biologia. Angoscia. Frustrazione. Smarrimento. Speranza. Si va in Spagna! Non per dimenticare, ma per fare l’eterologa, che in Spagna si dice si sfornino embrioni come le macchine alla Fiat, e a quei tempi in Italia era vietato. Come da protocollo, lei consegna il suo ovulo che viene fecondato con seme di donatore sconosciuto. In attesa che l’incontro abbia successo, la coppia torna in Italia. Passano i mesi. L’intesa scricchiola, è già da un po’ che non funziona. La ricerca della felicità, quando è un calvario di prelievi e provette, fa naufragare anche l’intesa più solida. Infatti i due, dopo poco, si lasciano.

E l’embrione? L’embrione è in Spagna. Crioconservato. Insieme ad altri migliaia di embrioni, con padri e madri di tutti i Paesi. Cellule elementari, blastocisti, che aspettano un giorno di diventare persone, semmai aspiranti genitori verranno a salvarli da quell’inverno perenne che un po’ ricorda la fiaba di Frozen. In Italia, dove l’eterologa è diventata legale nel 2014, ce ne sono 111.000 censiti dall’Istituto superiore di sanità (ma l’ultimo rapporto risale al 2015). Di questi, 74.000 sono stati impiegati nel corso dell’anno, i restanti 37.000 sono stati crioconservati. Tutti gli altri, boh. Per ragioni di privacy, non è dato conoscere il numero reale delle cellule fecondate e messe in standby nell’azoto liquido in cliniche private, strutture pubbliche e biobanche autorizzate.

Si stima che ogni anno ci siano 10.000 embrioni avanzati. Se siano sani o ancora buoni per l’impianto è un mistero. Stanno lì e aspettano, monitorati e tracciati 24 ore su 24, a spese dello Stato. Non è possibile né eliminarli né destinarli alla ricerca né donarli ad altre coppie, come accade in molti Paesi, né abbandonarli al loro destino. Chi li ha generati può solo provare a trasformarli in vagiti. O dimenticarsene.

E torniamo alla coppia di prima, la cui storia alla larga assomiglia a quella di cui parlano in questi giorni i giornali. Lei che, malgrado la separazione, torna a sognare quel figlio in potenza e chiede a lui il permesso di farlo. Lui che invece se ne vuole scordare e si oppone temendo il costo economico (mantenimento, casa, alimenti) di un bambino che non gli è neanche parente (il seme non è suo), e che magari crescerà con un altro. Chi ha ragione? Lei che rivendica il sacrosanto diritto a scongelare il suo istinto materno o lui che non vuole fare il papà di un figlio che è privo del suo Dna? Dovranno stabilirlo gli avvocati. E questo vale per tante, tantissime coppie che prima e dopo la legge 40, hanno deciso di fare famiglia, con la fecondazione omologa e eterologa, in barba agli umori e ai capricci del cuore. Purtroppo chi legifera a volte dimentica che ha a che fare con la vita imperfetta degli uomini. E che sperare di farla franca, immaginando sviluppi da spot, ha sempre causato brutte sorprese. Intanto gli embrioni aspettano in freezer, come piselli nel congelatore. Rispetto a loro hanno scadenza maggiore, ma in fondo pari dignità: nessuna voce in capitolo.

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